Facebook: l’ira degli investitori su Zuckerberg

La struttura di potere messa in piedi da Mark Zuckerberg vacilla sotto le pressioni di alcuni grandi azionisti di Facebook, i quali, vantando quasi 3 miliardi di dollari investiti nell’azienda, stanno tentando di rovesciare il suo ruolo di presidente e di rivoluzionare la struttura di governance dell’azienda. A seguito di una serie di scandali che hanno coinvolto l’azienda, dalle interferenze elettorali al disastro informatico di Cambridge Analytica, i malumori hanno raggiunto un livello senza precedenti, riguardo al modo in cui Facebook è gestita, e sono sempre più insistenti nelle loro richieste di cambiamento. Gli investitori si stanno apertamente battendo per un cambiamento radicale su molti fronti, ma c’è un chiaro consenso su due temi specifici: vogliono che Zuckerberg si dimetta dalla carica di presidente e che al suo posto venga assunto un dirigente indipendente, ed in secondo luogo, propongono che la struttura azionaria dual-class di Facebook sia abolita, perché ritengono che concentri troppo potere nelle mani di Zuckerberg e del suo team. Facebook si è certamente rivelata una scommessa abbastanza sicura per gli investitori, le azioni sono cresciute di oltre il 400% dalla sua Ipo nel 2012, il fatturato è salito a quasi il 1.000%, a 40 miliardi di dollari, e ha 2,2 miliardi di utenti mensili attivi, pari a circa il 30% della popolazione mondiale. In molte altre aziende, gli azionisti avrebbero lodato la gestione di Zuckerberg, ma invece, vogliono indebolire la sua influenza. Nel frattempo Zuckerberg si è rifiutato di rispondere alle critiche degli investitori e non commenta in nessun modo la questione. Al potere di Zuckerberg si aggiungono inoltre i suoi diritti di voto. Facebook divide le sue azioni in due classi: classe A e classe B. Quest’ultima ha 10 volte i diritti di voto della classe A, ed è così che Zuckerberg detiene il 75% di questo capitale. Ciò significa che ha più della metà del potere di voto su Facebook, e quindi il controllo quasi completo. In occasione dell’assemblea degli azionisti di Facebook del 2018, avvenuta nel mese di maggio, gli investitori hanno presentato, nuovamente, una proposta per abolire la struttura azionaria a due classi e, ancora una volta, è stata respinta. Tuttavia, i dati mostrano che la proposta è stata sostenuta da un numero di investitori indipendenti superiore all’83%. In altre parole, se Zuckerberg non è d’accordo con gli azionisti, ha sempre la carta vincente. In una dichiarazione il mese scorso contro la proposta degli investitori di abolire la struttura azionaria, Facebook ha detto che le due classi di azioni sono in vigore dal 2009, tre anni prima che l’azienda diventasse pubblica, “crediamo che la nostra struttura di capitale sia nell’interesse dei nostri azionisti e che la nostra attuale struttura di corporate governance sia solida ed efficace”, ha continuato Facebook. Gli investitori continueranno a protestare e non smetteranno di ricordare a Zuckerberg le sue responsabilità, ma probabilmente servirà che accada qualcosa di più significativo per determinare un vero cambiamento in Facebook.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Mercati nota settimanale – 29 06 2018
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