Cosa aspettarsi dal dollaro per il prossimo anno
Considerando l’inizio del ciclo di tagli della FED e il modello di fair value sottostante, potremmo quasi affermare che la forza del dollaro (USD) è stata piuttosto sorprendente quest’anno.
Il grafico rappresentato mostra un confronto tra:
- il differenziale tra il rendimento a 10 anni del bund tedesco, che rappresenta l’euro, e quello del treasury americano, che invece rappresenta il dollaro (linea blu);
- il tasso di cambio EUR/USD (linea rossa).
In linea teorica le due linee dovrebbero coincidere: se il differenziale sale significa che il bund, ovvero l’euro, rende di più, quindi anche il tasso di cambio EUR/USD dovrebbe salire. Tuttavia, come si può osservare dal grafico, nel 2019 il cambio è andato verso la direzione opposta: ad oggi il dollaro si è rafforzato rispetto all’euro di quasi il 4,0% e il cambio EUR/USD è sceso all’1,10, rispetto all’1,13/1,14 di Gennaio.
Il 2019 è iniziato con l’inversione a U della politica monetaria della Federal Reserve che ha posto un freno all’innalzamento dei tassi di interesse e al Quantitative Tightening, mentre nel secondo semestre Powell ha abbassato i tassi di 75 punti base. Di conseguenza, nonostante i tassi di interesse tedeschi a lungo termine siano scesi, il differenziale tra i rendimenti di Bund e Treasury a 10 anni è aumentato, passando da -280 a -210 punti base. Pur non essendo un indicatore predittivo perfetto, questo cambiamento indicherebbe un dollaro più debole.
Pertanto, ci si potrebbe attendere un indebolimento del dollaro per il prossimo anno, ma in realtà la maggior parte degli analisti ha una visione ancora rialzista. D’altra parte però, alcuni fattori potrebbero migliorare il sentiment nei confronti dell’euro. Ci riferiamo ad una Banca Centrale Europea che non va a ridurre ulteriormente i tassi di interesse, alll’avvio di una politica fiscale di stimolo da parte della Germania e di altri paesi, ad una Brexit di successo e alla stabilizzazione dei dati manifatturieri. Un dollaro più debole per il 2020 rappresenta attualmente una visione contrarian, ma sarebbe positivo per la crescita globale e per i risk assets (in particolare per l’azionario dei Mercati emergenti). E non solo, ne sarebbe contento anche Trump, il cui obiettivo è quello di assicurarsi che l’economia americana e quella mondiale resistano fino ad almeno le elezioni presidenziali statunitensi che si terranno alla fine dell’anno prossimo.
Pertanto, dato il contesto incerto, noi suggeriamo un approccio neutrale al dollaro, mantenendo limitata l’esposizione nel comparto azionario e valutiamo, al massimo, la possibilità di inserire un treasury a breve scadenza in portafoglio come protezione per un’eventuale correzione di mercato.
Fonti: Notz Stucki Research, Bloomberg
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 06 12 2019
- Panoramica macro
- Cosa aspettarsi dal dollaro per il prossimo anno.
- Prospettive verso le elezioni presidenziali americane.