Brexit: deal o no deal? Il rinvio.
Nonostante l’ultimo round di negoziati tra May e UE abbia portato dei risultati, lo scorso Martedì la Premier ha incassato l’ennesima sconfitta. La Camera dei Comuni ha bocciato l’accordo con ben 391 voti contrari contro 242 favorevoli. La notte precedente il Regno Unito aveva ottenuto delle «assicurazioni legali» sul limite temporale del backstop, ma il parere del procuratore generale Geoffrey Cox, presumibilmente, ha influito significativamente sul voto delle fronde più radicali dei deputati pro-Brexit. Egli è stato chiamato a fornire una consulenza legale e ha dichiarato espressamente che non si potevano escludere rischi sulla permanenza del backstop anche dopo il periodo di transizione. Mercoledì, invece, a tranquillizzare i mercati, il Parlamento ha scongiurato una Brexit senza accordo fino a concludere il ciclo di votazioni nella serata di Giovedì con l’estensione della deadline del 29 Marzo. Ma ora, cosa succederà ?
Il problema di base è che il Paese è diviso a metà e sussiste una separazione storica tra gli elettori e i loro rappresentanti eletti. E inoltre, i maggiori partiti sono fortemente in disaccordo su come procedere, anche ora che è stata autorizzata l’estensione della scadenza. Poi bisogna considerare che tutti i membri del Parlamento devono rispettare la decisione presa da più di 17 milioni di persone sul referendum del 2016. Ritardare l’uscita dall’UE è anche contrario ai manifesti che entrambe i maggiori partiti (almeno 90% dei parlamentari) hanno sostenuto a favore della propria campagna nell’ultima elezione. In ogni caso questa situazione non fa altro che prolungare l’agonia che, probabilmente, potrebbe durare un altro anno. Peraltro, a Maggio si terranno le elezioni parlamentari europee, per cui l’Europa avrà poco tempo da dedicare per le negoziazioni sulla Brexit, a partire dal fatto che l’estensione dovrebbe essere approvata da tutti i 27 Paesi.
Quindi, gli scenari alternativi rimangono i seguenti:
- un no deal perché il tempo scade e non si raggiunge alcun accordo di divorzio con l’Europa, in considerazione del fatto che i vertici comunitari si stiano irritando facendo sbilanciare alcuni paesi verso l’ipotesi di hard Brexit;
- Theresa May potrebbe provarci una terza volta. Se la mozione viene approvata, il governo chiederà l’estensione breve fino al 30 Giugno, ma in caso contrario sarà significativamente più lunga;
- l’ipotesi di un secondo referendum è stata respinta e permane la possibilità delle elezioni generali. La Premier ha incassato in due giorni due sconfitte, la sua autorità sta perdendo di credibilità e ciò potrebbe portarla a rassegnare le dimissioni.
Nel corso della settimana le Borse Europee e la sterlina hanno giudicato positivamente l’esito delle votazioni, nonostante permanga forte incertezza sulla vicenda.
Fonti: Sole 24 Ore, Notz Stucki Research
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Mercati nota settimanale – 15 03 2019
- Panoramica macro
- I mercati emergenti in pillole
- Brexit: deal o no deal? Il rinvio
- Fuga dalla grande mela