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Economia e tassi negativi: il minor potere delle Banche centrali

by Giacomo Calef

Economia e tassi negativi: il minor potere delle Banche centrali

Nel corso del 2019 l’ammontare di obbligazioni con un rendimento negativo è salito fino a circa 17$ trilioni su scala globale e si noti come sia insolito pagare, di fatto, per prestare soldi. Quando il rendimento del Bund decennale tedesco era sceso al minimo di -0,7% a fine Agosto, significava che chi aveva investito 100€, accettava di vedersi rimborsare poco più di 93€ tra 10 anni. E si noti che rispetto agli ultimi periodi di stress finanziario, i rendimenti dei Bund erano scesi fino al -0,1% nel 2016, all’1,2% nel 2012 e al 3% nel 2008. Quindi non così tanto come nel 2019.

Rendimento decennale del Bund tedesco (16/1/2019 – 15/1/2020)

Questi rendimenti storicamente bassi derivano dai tentativi delle banche centrali di stimolare un’economia in rallentamento, riducendo il costo del debito. Tuttavia tali tentativi anziché persuadere le persone a spendere, le stanno spingendo a fare il contrario, ovvero risparmiare. In particolar modo, la liquidità generata dagli stimoli monetari è confluita in misura maggiore verso le attività finanziarie. Ad esempio, nel primo trimestre del 2019 le tre maggiori economie dell’Eurozona, cioè Germania, Francia e Italia, hanno registrato una crescita di soli 6 miliardi, rispetto alle loro capitalizzazioni di borsa che sono aumentate di 516 miliardi di euro. Sembra quindi che abbiamo raggiunto un momento in cui le banche centrali stiano esaurendo le proprie armi a disposizione per sostenere la crescita economica. Potrebbe esserci una revisione delle politiche monetarie? Forse. Ad esempio la prima che ha adottato i tassi di interesse negativi, ovvero la Banca centrale svedese, di recente ha deciso di riportare i tassi allo zero. Si sottolinea che comunque un cambiamento nell’atteggiamento della politica monetaria potrebbe influire negativamente sui mercati, come nel 2018. Alla fine di quell’anno, quando la FED aveva alzato i tassi, si era creato un ambiente estremamente difficile per gli investitori. E, inoltre, gli ingredienti per ripetere quella situazione ci sono ancora. Ad esempio gli accordi tra USA e Cina potrebbero non proseguire, la questione Brexit potrebbe complicarsi, oppure i profitti delle società potrebbero non crescere. Sul fronte del reddito fisso, quindi, si sconsigliano titoli di stato sul territorio europeo, dove per ottenere un rendimento positivo bisogna andare su scadenze molto lunghe (il bund tedesco promette un tasso superiore allo zero sui 30 anni). Pertanto, sarebbe più opportuno valutare un’attenta selezione di obbligazioni dei Paesi Emergenti (soprattutto asiatici), con il supporto di un gestore specializzato che conosca bene lo stato di salute delle economie dei vari paesi.

Fonti: Notz Stucki Research, Bloomberg

Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.

Nota settimanale 17 01 2020

  1. Panoramica macro
  2. Economia e tassi negativi: il minor potere delle Banche centrali
  3. Mercati azionari ai massimi storici: alcune considerazioni

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