Brexit: cosa succederà?
È ormai chiaro che il Regno Unito è in piena crisi politica. Quando Theresa May ha presentato la bozza dell’accordo da stipulare con l’UE non ha ricevuto quasi alcun supporto. È stata attaccata sia da Conservatori e Laburisti, che da sostenitori del Leave e del Remain. Non ha ricevuto appoggio nemmeno dal DUP (Partito Unionista Democratico), cioè il partito protestante di destra dell’Irlanda del Nord su cui punta per ottenere la maggioranza. Inoltre la premier sta perdendo pezzi proprio in un momento delicato per il paese, a seguito delle dimissioni di alcuni ministri. Attualmente pare agire in modo autoritario, aggrappandosi al fatto che ci si trova in un punto di non ritorno e che si rischia l’uscita dall’Unione Europea senza accordo o di non uscire proprio, con pericolose conseguenze economiche. Dopo aver strappato il sì dal governo, l’accordo (assimilabile a un accordo di libero scambio) dovrà essere sottoposto alla votazione del Parlamento, solo dopo l’approvazione dell’UE al summit fissato per il 25 novembre. Al primo ministro servono 320 voti per assicurarsi l’avanzamento dei negoziati con l’UE. Al momento i Conservatori hanno 315 membri e il DUP 10. La questione è così controversa che nessuno è certo di cosa succederà. Il leader Laburista Jeremy Corbyn voterà contro e inoltre potrebbe minacciare i membri del suo partito che hanno intenzione di votare a favore escludendoli dalle prossime elezioni. Di conseguenza sembra improbabile che la May raccoglierà molti voti dall’opposizione. Per giunta almeno una ventina di Conservatori hanno dichiarato che non la appoggeranno. I voti del DUP sono pochi, ma saranno determinanti.
Cosa potrà accadere dunque?
- Theresa May continuerà a combattere cercando l’appoggio dei Conservatori senior;
- I Brexiter faranno fronte comune per presentare un piano che porti avanti l’uscita e potrebbero tentare di rimuovere la premier dall’incarico;
- Fase di stallo: alcuni membri del Parlamento tenteranno di rendere la situazione così negativa che tutti gli accordi saranno rigettati e la Brexit annullata;
- Un nuovo referendum: tale ipotesi sembra improbabile, poiché sia la May che Corbyn non sembrano essere favorevoli. La prima lo userebbe solo come minaccia per mettere in riga i Brexiter, mentre il secondo non ha mai provato grande simpatia per l’UE quindi è contento di non farne più parte.
Nel frattempo la sterlina e il mercato azionario sono scesi, non solo per colpa della Brexit, ma anche il fatto che Corbyn possa diventare Primo Ministro, infatti sono crollati titoli bancari e costruttori edili, settori attaccati dall’esponente del partito Laburista.
Ci si attende quindi che l’incertezza sulle vicende future contribuirà significativamente alla volatilità sui mercati.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Mercati nota settimanale – 23 11 2018
- Panoramica Macro
- Brexit: cosa succederá?
- Black Friday
- Italia: la bocciatura dall’europa