La potenza delle big della tecnologia
La crisi sanitaria ha causato ampie cicatrici nei settori più impattati, ma altri, come quello della tecnologia, hanno dato il via ad un’espansione senza precedenti. Le cosiddette big tech statunitensi, in particolare, ne rappresentano un chiaro esempio. Il riferimento va alle prime 5 top holding dell’S&P 500, ovvero Amazon, Apple, Alphabet, Facebook e Microsoft, che ad oggi costituiscono più del 20% della market cap totale e nell’ultimo periodo hanno continuato ad accumulare profitti. Ad esempio Apple nei primi tre mesi del 2021 ha aumentato il giro d’affari del 54% rispetto ad un anno fa, mentre gli utili netti sono più che raddoppiati.
Il potere delle Big Tech, tuttavia, ha attirato l’attenzione delle autorità antitrust, che vorrebbero arginare il loro monopolio, nonché limitare l’influenza in alcuni segmenti settoriali a danno di altri concorrenti. Lo scorso mese, ad esempio, l’Autorità francese della Concorrenza (Autoritè de la concurrence) ha rilevato dei rischi per i player attivi nel settore dei pagamenti digitali (o fintech), in quanto le big tech hanno la possibilità di offrire i propri servizi finanziari senza essere soggette agli stringenti vincoli regolamentari imposti alle banche. A tal proposito, pertanto, il quadro normativo a livello comunitario sta riscontrando dei cambiamenti: a fine 2020 l’UE ha firmato il Digital Market Act ed il Digital Service Act, due provvedimenti legislativi che mirano a contrastare le pratiche di concorrenza sleale e a far sì che i contenuti veicolati sulle piattaforme online vengano adeguatamente filtrati. Ciononostante, il contesto attuale sembra offrire ancora delle opportunità per i colossi tecnologici, in quanto alcuni stanno migliorando la diversificazione del proprio business ed altri presentano delle ragionevoli valutazioni azionarie rispetto ai peers. Ad esempio, si ponga attenzione all’ultima operazione di Amazon: l’azienda guidata da Jeff Bezos ha definito un accordo per l’acquisizione della casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer, per un controvalore di ben $8,45 miliardi di dollari. MGM, in particolare, permetterà ad Amazon di ottenere nuove fonti di ricavo dallo streaming digitale, potendo contare su un catalogo di film, serie TV e programmi televisivi che hanno ricevuto importanti premi internazionali. Tuttavia, il titolo Amazon potrebbe essere ritenuto caro per alcuni investitori, dato che detiene un rapporto prezzo sugli utili stimati nei prossimi dodici mesi pari a 56x circa, a fronte di un 27,5x del Nasdaq 100. Analizzando il paniere delle cinque Big Tech, invece, è stato osservato che Alphabet presenta dei multipli più interessanti, con un P/E Ratio, pari a 27,7x, in linea con quello del suddetto indice. Inoltre, la società genera stabili flussi di cassa grazie soprattutto ai servizi di advertising digitale, dato che con la pandemia le aziende hanno incrementato i propri budget destinati alle pubblicità online.
Fonti: Bloomberg, Il Sole 24 Ore, autoritedelaconcurrence.fr, MarketWatch, Factset, ilpost.it, ec.europa.eu, Barron’s
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 28.05.2021
- Panoramica macro
- La potenza delle big della tecnologia
- Lusso: migliorano le prospettive di una rapida ripresa
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