Le possibili prospettive di uno scenario inflazionistico
Già prima che la pandemia scoppiasse, il mondo obbligazionario era caratterizzato da tassi di interesse vicini allo zero o addirittura negativi, ovvero con rendimenti per gli Investitori che divenivano sempre più bassi col passare del tempo. Successivamente, la straordinarietà della situazione ha voluto che Governi e Banche centrali iniettassero nel sistema economico una grossa quantità di cash, incrementando le pressioni al ribasso sui rendimenti delle obbligazioni Plain Vanilla. Tuttavia, si deve fare un’ulteriore considerazione.
Secondo alcuni analisti, l’abbondanza di liquidità potrebbe portare anche ad un’importante conseguenza su cui porre attenzione per il futuro: il rialzo dell’inflazione, ovvero un’insidia per il mondo obbligazionario a tassi zero. Per avere più chiara la situazione, osserviamo il grafico rappresentato. Esso raffronta l’andamento del rendimento decennale osservabile sui Treasury a 10 anni (ovvero i Titoli di Stato USA) e le aspettative di inflazione stimate, ad oggi, sullo stesso periodo. L’ultima osservazione fa riferimento al 12 Gennaio e il messaggio del grafico è chiaro: i tassi di interesse reali, che si ottengono sottraendo al tasso di interesse nominale, pari a 1,18%, l’aspettativa di inflazione, pari a 2,08% (nel caso preso in esame la differenza è -0.9%), sono chiaramente in territorio negativo. Ciò significa che ad oggi un investimento nel Titolo di Stato USA non è in grado di proteggere il proprio risparmio dall’inflazione attesa e questo scenario ormai si protrae da Aprile. L’inflazione, dunque, sarà una realtà contro cui dovremo scontrarci in futuro. Ma la domanda è: quanto rapidamente ritornerà? Secondo lo scenario peggiore, si ritiene che se dovesse tornare improvvisamente ad un tasso del 4-5% circa già nei prossimi anni, alcune asset class potrebbero soffrire pesantemente, tra cui, soprattutto, i bond a tassi reali negativi.
Dunque, come agire con riguardo alla parte obbligazionaria del portafoglio? Da parte nostra crediamo che anche per il 2021 un focus importante dovrà essere dedicato alle Obbligazioni convertibili. Il mercato dei Convertibles nel 2020 è stato particolarmente attivo, a tal punto che lo scorso anno è stato registrato un record di emissioni globali, la cui stima è ben superiore ai $ 150 miliardi di dollari. Tali strumenti risultano particolarmente attraenti grazie alla propria flessibilità, poiché costituiscono un ibrido tra obbligazioni e azioni. Ciò significa che, da un lato, offrono una protezione al ribasso (downside) nella forma di obbligazioni Plain Vanilla, mentre dall’altro, conferiscono una potenzialità di rialzo (upside) grazie alla possibilità di conversione in titoli azionari. E noi, in particolare, preferiamo adottare un approccio difensivo, affidandoci a gestori specializzati che si concentrino sul controllo della volatilità e che sappiano costruire un’opportuna diversificazione con emittenti ed emissioni di qualità.
Fonti: Sole 24 Ore, Notz Stucki Research, CQS Research, Wall Street Italia
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 15.01.2021
- Panoramica macro
- Le possibili prospettive di uno scenario inflazionistico
- La crescita cinese come opportunità
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