L’eterna sfida tra Growth e Value
Come anticipato la scorsa settimana, la correzione che ha colpito le big tech USA (Growth) potrebbe aver aperto la strada ad altri titoli, soprattutto a favore di quelli che hanno risentito maggiormente della crisi economica di quest’anno (che, come avevamo detto, corrispondono ai Value in questo periodo), nella speranza che la pandemia non interrompa i tentativi di ripresa.
Ripartiamo, innanzitutto, dalle definizioni:
- Growth: titoli sopravvalutati dal mercato, poiché si ritiene che abbiano un interessante potenziale di crescita per il futuro o che siano più resilienti nell’attuale contesto economico;
- Value: titoli sottovalutati dal mercato, poiché si ritiene che, riferendosi spesso ad aziende appartenenti ai settori più maturi, non abbiano un interessante potenziale di crescita o che possano soffrire maggiormente la crisi economica.
Per poter ragionare sul tema, abbiamo scelto il grafico rappresentato. Esso mette in rapporto la performance ottenuta dalle Large Cap Growth USA (in cui rientrano le big tech statunitensi per l’appunto) e quella delle Large Cap Value USA. In particolare, quando il rapporto aumenta, le azioni Growth superano le Value e quando diminuisce, viceversa. Nel 2020 l’overperformance delle prime è stata molto significativa, in quanto gli investitori hanno previlegiato quelle società che hanno potuto beneficiare di un’accelerazione dei trend legati alla tecnologia (e-commerce, cloud, new media). Tale overperformance, però, si attesta ai livelli massimi da qui a circa vent’anni fa, quando nel 2000 è stato raggiunto il picco durante la mania delle dot-com che ha portato ad un crollo vistoso dei titoli Growth, e in questo mese di Settembre stiamo osservando un tentativo di recupero da parte dei Value. Tuttavia, dal nostro punto di vista si ritiene ancora incerto affermare che la rotazione possa partire proprio ora, poiché anche in passato si sono verificati momenti simili a questo, ma alla fine i Growth hanno sempre avuto la meglio. Tuttavia, vi è almeno una considerazione da tener presente, legata alle possibili pressioni inflazionistiche. Esse derivano dalle ingenti politiche fiscali e monetarie e dal cambiamento di approccio della FED, che di recente ha espresso un tono maggiormente tollerante a favore di una crescita del tasso di inflazione. Pertanto, in un contesto in cui i tassi reali si collocano in territorio negativo, sempre più investitori potrebbero spostarsi dai bond al mondo azionario, diversificando anche sui titoli che il mercato al momento sta sottovalutando, per cui ci possano essere ugualmente delle opportunità (seppur difficili da trovare). Nei nostri portafogli azionari, ad esempio, abbiamo selezionato alcuni titoli del gruppo Industrials (si tenga presente che l’industria è particolarmente esposta alle oscillazioni del ciclo economico) che perseguono da anni il loro vantaggio competitivo grazie alle barriere di ingresso imposte dai settori in cui operano e che, dopo aver già recuperato le perdite di Marzo, hanno le potenzialità per continuare a generare flussi di cassa positivi.
Fonti: Notz Stucki Research, longtermtrend.com
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 18 09 2020
- Panoramica macro
- L’eterna sfida tra Growth e Value
- Come l’e-commerce fará ripartire il lusso
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