Stati Uniti divisi a metà: un bene per la Cina?
Nonostante la manifestazione pro-Trump sia degenerata facendo scattare un vero proprio assalto al Congresso, Giovedì a Washington è stato ripristinato l’ordine e il Parlamento si è riunito per la proclamazione del nuovo Presidente eletto Joe Biden. I due seggi mancanti della Georgia, infatti, sono stati assegnati al Partito Democratico, permettendo al nuovo leader, seppur con una maggioranza risicata al senato, di portare avanti il proprio programma di governo.
Tuttavia, si rende necessaria un’analisi geopolitica, poiché di fatto, ad oggi, abbiamo un’America profondamente divisa dal punto di vista politico e ciò potrebbe rappresentare un punto di debolezza soprattutto nei confronti della Cina. Si ricordi innanzitutto che, nonostante se ne sia parlato di meno ultimamente, la guerra commerciale non è mai finita. Per fare il punto della situazione, osserviamo il grafico rappresentato. Nel 2018 il peso dei dazi sul totale delle esportazioni era pari all’8% per quanto riguarda quelli applicati dalla Cina (in rosso) e pari al 3% circa con riferimento a quelli applicati dagli Stati Uniti (in blu). Mentre a margine della Fase Uno di Gennaio (stipulata poco prima dello scoppio della pandemia) il peso delle tariffe sul totale delle esportazioni è salito vertiginosamente e ad oggi è pari a circa il 20% per entrambe le parti. Al momento, dunque, non è cambiato nulla e Biden, a seguito delle elezioni di Dicembre, ha affermato che, quantomeno per il momento, i dazi imposti al rivale asiatico non verranno annullati. Ma in ogni caso il nuovo Presidente dovrà adottare al più presto una strategia adeguata per arginare la Cina, poiché i dazi non stanno fermando l’espansione del colosso asiatico. Quest’ultimo nel corso del 2020, infatti, ha ristretto significativamente il proprio divario con gli USA, riuscendo a registrare, secondo il Fondo Monetario Internazionale, un tasso di crescita economica del +2% circa. Per il PIL americano, invece, ci si attende una caduta superiore al 4%. Ma non solo, nel 2021 il processo di restringimento del divario potrebbe continuare: lo stesso FMI si attende una crescita maggiore del +8% per la Cina, mentre per gli USA “solo” un +3% circa. Pertanto, dato che la guerra dei dazi ad oggi non ha funzionato, cosa potremo aspettarci da Biden? Probabilmente avremo una ripresa del multilateralismo, al fine di stringere alleanze per formare un fronte comune. Ad esempio, gli USA potrebbero consolidare i rapporti con l’UE, rientrando nell’Accordo di Parigi sul clima e scacciando definitivamente lo spettro dei dazi sul settore automobilistico europeo. Oppure, secondo alcuni analisti, i Democratici potrebbero riallacciare la partnership commerciale con alcuni Paesi dell’area del Pacifico già avviata da Obama nel 2016 (abbandonata poi da Trump nel 2017), ovvero la cosiddetta TPP (Trans-Pacific Partnership) che include economie importanti come ad esempio Australia, Giappone e Singapore.
Fonti: IMF.org, Marketplace.org, piie.org (Peterson Institute For International Economics, cnbc.com
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 08 01 2021
- Panoramica macro
- Investimenti azionari: focalliziamoci su settori e temi
- Stati Uniti divisi a metà: un bene per la Cina?
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